È ormai risaputo che l’esercizio fisico ha un’influenza fondamentale per la nostra salute. Se è importante dedicare del tempo all’allenamento, per evitare di allenarsi troppo o troppo poco è necessario monitorare l’intensità del lavoro sia che lo si pratichi a livello professionale o amatoriale.
Un metodo ormai molto diffuso per quantificare l’intensità dell’attività motoria è la scala RPE o Rate of Perceived Exertion. La RPE è una misura soggettiva di quanto intensa una persona ha percepito l’attività fisica svolta (session RPE). La percezione dello sforzo è dipendente dall’impegno cardio respiratorio, dal coinvolgimento muscolare, e dall’affaticamento determinati da una sessione di allenamento.
La RPE si applica attraverso l’utilizzo di una scala in cui maggiore è il numero riportato, più intenso è stato l’esercizio svolto. Proposto dall’americano Carl Foster e dai colleghi alla University of Wisconsin – La Crosse nel 2001, è un modo molto semplice, ma preciso per monitorare l’intensità dell’allenamento. La validazione di tale metodo applicato al calcio è stata svolta “a casa nostra” dal Centro Ricerche Mapei Sport 15 anni fa e attualmente viene utilizzata in tutto il mondo per monitorare i campioni del pallone ma non solo.
Nel 2005 sul Medicine & Science in Sports & Exercise, il giornale ufficiale dell’autorevole American College of Sports Medicine, è stato infatti pubblicato l’articolo Uso del carico di allenamento basato su RPE nel calcio, che ha fatto storia per la preparazione atletica degli sport di squadra. Franco Impellizzeri, Ermanno Rampinini, Aldo Sassi, con Aaron Coutts della School of Leisure, Sport and Tourism, University of Technology di Sydney e Samuele Marcora della School of Sport, Health, and Exercise Sciences, University of Wales-Bangor del Regno Unito hanno usato la session RPE per quantificare il “training load” nel calcio.
La capacità di controllare e monitorare accuratamente il carico di allenamento è un aspetto importante per una preparazione efficace. Come è stata provata? Sottoponendo un gruppo di giovani calciatori ad una serie di test di valutazione per determinare le loro qualità fisiche (in particolare quelle di endurance). Inoltre, i carichi di allenamento completati durante le sette settimane di monitoraggio sono stati determinati moltiplicando la session RPE (utilizzando la scala CR10) per la durata della sessione in minuti. Questi valori RPE di sessione sono stati correlati con le misure di carico di allenamento ottenute da tre diversi metodi basati sulla frequenza cardiaca. Tutte le correlazioni individuali tra i valori emersi dalle 479 sessioni di allenamento si sono dimostrate statisticamente significative. I risultati di questo studio hanno dimostrato che la session RPE può essere considerata un buon indicatore del carico interno globale dell’allenamento di calcio. Questo metodo non richiede particolari attrezzature costose e può essere molto utile e pratico per allenatori e preparatori atletici per monitorare e controllare il carico interno, oltre che per progettare strategie di periodizzazione.
Oggi si parla comunemente di carico di lavoro e la session RPE è utilizzata da molte squadre di calcio professionistiche in tutto il mondo. Non tutti sanno o ricordano però che è proprio nel centro varesino che questo sistema per la quantificazione del carico di lavoro nel calcio è stato validato.