In questi giorni stiamo godendo dello spettacolo che i migliori ciclisti al mondo stanno offrendo alle classiche del Nord. Incuranti di maltempo, côte e pavè, i fuoriclasse del pedale ci stanno dando l’ennesima prova di resistenza alla fatica e un talento fuori dal comune. Affascinati dalle loro gesta, nel nostro piccolo, in sella alla nostra bici sogniamo di poter imitare le loro prestazioni.
Aldo Sassi, preparatore di quel magico team Mapei che per un decennio ha dominato monumenti del calibro di Fiandre e Roubaix, nel 2007 sviluppò un test per cercare di predire il tempo di esaurimento nei ciclisti che pedalano ad alta intensità. Con i colleghi Samuele Marcora, Ermanno Rampinini, Pietro Mognoni e Franco Impellizzeri pubblicò sull’European Journal of Applied Physiology l’interessante studio Prediction of time to exhaustion from blood lactate response during submaximal exercise in competitive cyclists.
Il professor Sassi, dal 2002 al 2010 direttore del Centro Ricerche Mapei Sport, e il suo staff hanno convalidato un nuovo metodo per prevedere il tempo teorico di esaurimento (TE) dalle variabili di lattato nel sangue misurate durante un test di valutazione sottomassimale a carico di lavoro costante e ad alta intensità in ciclisti professionisti. Obiettivo dello studio era quello di ottenere una valutazione specifica che stimasse il tempo teorico, espresso in minuti, al quale un ciclista poteva pedalare ad una alta intensità che per i migliori poteva essere anche poco oltre i 6 W/Kg. Ulteriori obiettivi erano stabilire la validità e ripetibilità di questo tipo di valutazione. Missione compiuta grazie ad un’equazione matematica molto complessa per stimare il tempo di esaurimento dell’atleta dalla misura del lattato ematico al 5° e 10° minuto durante un test sotto soglia a carico costante. Atleti professionisti e dilettanti che sono stati valutati in vari periodi e quindi in condizioni di forma diverse durante la stagione, hanno permesso poi di determinare l’affidabilità predittiva, ossia la variabilità della precisione, nella stima del TE. Il risultato è stato che gli sportivi d’élite, a parità di potenza normalizzata per il peso corporeo (W/Kg), hanno un TE anche di parecchi minuti superiore rispetto ad atleti sub-elitari.
In questo modo era stato testato all’apice della carriera Fabian Cancellara, 2 titoli olimpici e 4 maglie iridate della cronometro, così come Cadel Evans, campione del mondo nel 2009 e vincitore del Tour de France 2011, allenato da Andrea Morelli, allievo di Sassi e attuale responsabile del settore ciclismo del laboratorio di Olgiate Olona (Varese). I campioni della Trek-Segafredo che hanno dominato l’inizio della stagione 2021, vincendo tra l’altro la Milano-Sanremo con Jasper Stuyven, svolgono abitualmente una serie di test di derivazione di quello di endurance dello studio, non massimale, seguito dal test di VO2max. Affidandosi all’esperienza di Mapei Sport, conoscono bene il Test SuperEndurance, un particolare test incrementale con lattato a ”step lunghi” che, a oggi, è uno, se non il migliore, test per determinare la tenuta (resistenza) dell’atleta.
Foto Getty Images / Trek-Segafredo