Attraverso il processo di allenamento, l’obiettivo più comune è provare a migliorare la propria performance o semplicemente ottenere un miglioramento dello stato di salute. Tuttavia spesso succede che per diverse ragioni, tra cui trasferte lavorative o impegni familiari, il tempo a disposizione per allenarsi si riduce drasticamente. Ecco quindi che in questi momenti l’obiettivo si sposta dal miglioramento della performance o dello stato di salute al semplice mantenimento.
In questi casi sorge spontanea una domanda: qual è la quantità minima di esercizio fisico che ci permette di mantenere gli adattamenti ottenuti? La risposta ce la fornisce in questa puntata di Cubetti di Sapere Luca Demolli, tecnico sportivo e fitness trainer del Centro Ricerche Mapei Sport.
«Da quanto emerso in letteratura scientifica, sembrerebbe che il parametro chiave per minimizzare gli effetti negativi associati ad una riduzione dell’allenamento sia l’intensità. Infatti anche a fronte di un drastico calo del volume o frequenza dell’allenamento, ma mantenendo alta o addirittura altissima l’intensità, si potrebbero mantenere per brevi periodi gli adattamenti ottenuti» spiega il preparatore del centro varesino.
«È importante però capire cosa intendiamo con intensità dell’allenamento, infatti se parliamo di mantenimento dei livelli del meccanismo aerobico, facciamo riferimento alla frequenza cardiaca che dovrebbe essere mantenuta tra l’80 e il 100% della massima insieme ad un volume settimanale che non dovrebbe essere ridotto a più del 60% e con una frequenza di allenamento di almeno due sessioni a settimana – puntualizza l’esperto. – Parlando invece di mantenimento dei livelli di forza massima, con intensità dell’allenamento intendiamo la percentuale del carico rispetto al massimale, che dovrebbe essere di entità tale da permettere l’esecuzione dalle 8 alle 12 ripetizioni per un volume di una serie per esercizio e frequenza di almeno una volta a settimana».