“Bella la vita del portiere!” è la tipica frase che si sente in campo da parte del calciatore di movimento rivolta al gruppo portieri, pensando che in quel ruolo non si faccia fatica.
Ovviamente non è così e lo sa bene chi lavora con giocatori di calcio di alto livello, come i preparatori del Centro Ricerche Mapei Sport a cui da oltre 25 anni si affidano club italiani e internazionali delle massime divisioni. Insieme al lavoro tecnico-tattico, quando si allena un portiere bisogna andare a stimolare gli aspetti caratteriali ed emotivi necessari al ruolo, ponendo attenzione anche a quelli mentali, ma non si può in alcun modo sottovalutare la prestazione.
«Parlando di portieri, bisogna tenere sicuramente presente l’area di performance, quindi lo sviluppo fisico-atletico, creando una buona base di forza generale e sviluppando quella esplosiva; la programmazione individualizzata; la prevenzione infortuni; senza tralasciare il recupero e il monitoraggio» spiega Matteo Lissoni, tecnico sportivo e fitness trainer di Mapei Sport. «La settimana tipo in stagione si sviluppa avendo come riferimento il giorno della partita, tendenzialmente la domenica. La seduta dell’allenamento è suddivisa tra training fisico specifico e lavoro integrato con i compagni di squadra. Nella programmazione non possono mancare le valutazioni funzionali. Prima di far arrivare i portieri a questo livello, dovremo operare nelle fasce di età più piccole consolidando gli schemi motori di base, l’avviamento e lo sviluppo alla pre-acrobatica, lo sviluppo delle capacità coordinative e, soprattutto, una didattica di gesti» continua l’esperto.
Un eroe non ha bisogno di un mantello, ma solo di un paio di guanti. E di un buon allenamento, come quello a cui si sottopongono calciatrici e calciatori dell’U.S. Sassuolo, dai più piccoli alla prima squadra, e che vi mostriamo in questa ultima puntata di Cubetti di Sapere.