Sofia Goggia lo sa bene, così come tanti altri campioni costretti ai box in questo periodo. L’infortunio è l’incubo più temuto da qualsiasi sportivo. Indipendentemente dalla disciplina praticata obbliga allo stop forzato dall’attività per un periodo più o meno lungo e ad avere pazienza per ritornare prima in salute e poi in forma.
«Dopo un primo momento strettamente riabilitativo, l’atleta deve tornare a performare in tutto il suo apparato neuromotorio globale, non solo per quanto riguarda la parte lesa. È quindi necessario svolgere dei test, specifici per il tipo di infortunio e la specialità, e pianificare un percorso individualizzato per permettergli di tornare alle condizioni precedenti all’infortunio e, se possibile, anche migliori» spiega il dottor Franco Combi, specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa del Centro Ricerche Mapei Sport. «Il recupero funzionale sport-specifico ha un ruolo decisivo perché riduce il rischio di recidiva spesso associato ad un rientro troppo precoce all’attività agonistica e restituisce all’atleta la condizione psicofisica ottimale per ritornare il prima possibile ai livelli tecnici e atletici desiderati».
Il recupero funzionale e la riatletizzazione sportiva rappresentano le fasi finali del percorso riabilitativo post infortunio dello sportivo. In queste fasi si utilizzano i principi dell’allenamento sportivo specifico per il completo recupero delle capacità condizionali (forza, velocità, resistenza e mobilità articolare) e delle abilità sport-specifiche dell’atleta. La riatletizzazione costituisce la prima parte del percorso di rientro alla pratica sportiva a cui farà seguito il graduale ritorno “in campo” fino alla totale ripresa dell’attività agonistica.
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