Lo studio dei limiti della prestazione umana è da sempre uno degli argomenti più affascinanti nell’ambito della fisiologia dell’esercizio o della prestazione sportiva in generale.
Negli anni abbiamo assistito al susseguirsi di nuovi record e primati del mondo in diverse discipline sportive che sono sicuramente da attribuire ad una ottimizzazione del processo di allenamento che è passato attraverso l’individuazione di quali sono i reali fattori che limitano la performance umana.
«Se si pensa alla prestazione di resistenza di grandi campioni del ciclismo o della corsa a piedi, immediatamente si pensa al loro cuore, ai loro polmoni e alle loro gambe. Indubbiamente, avere un cuore ben allenato e dei muscoli pronti a sostenere le richieste fisiologiche derivanti dall’esercizio sono un elemento imprescindibile per raggiungere una prestazione sportiva di alto livello ma probabilmente non basta» spiega Ermanno Rampinini, responsabile dello Human Performance Lab (HPL) di Mapei Sport.
«Infatti, sono ormai diverse le evidenze scientifiche che dimostrano la necessità di possedere spiccate capacità di resistenza anche dal punto di vista mentale. Gli atleti di alto livello riescono a raggiungere prestazioni migliori non solo perché limitano la fatica a livello muscolare ma anche perché sono in grado di conservare un’elevata capacità prestativa anche a livello cognitivo. Quindi probabilmente non è corretto considerare l’affermazione “è la testa che fa la differenza” vera in termini assoluti ma possiamo certamente dire “senza la testa è difficile fare la differenza”».
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