Molti giocatori lamentavano (e forse lamentano ancora) come sia più faticoso giocare sul campo da calcio in erba sintetica rispetto a quello naturale così i ricercatori di Mapei Sport hanno svolto uno studio per capire se il costo energetico della corsa cambiava in base alle superfici solcate.
The cost of running on natural grass and artificial turf surfaces risale al 2011 ma anche a distanza di oltre 10 anni risulta interessante per capire se la sensazione provata dai giocatori professionisti che frequentano il Centro Ricerche varesino e, senz’altro, anche da qualcuno di noi pur in una semplice partitella tra amici sia fondata o meno.
Lo scopo dello studio condotto dal professor Aldo Sassi con Alessandro Stefanescu, Paolo Menaspà, Andrea Bosio, Marco Riggio ed Ermanno Rampinini era di confrontare la risposta fisiologica ed in particolar modo il costo metabolico della corsa durante lo sforzo affrontato a diverse intensità su tre superfici differenti: erba naturale, artificiale e pista asfaltata. Gli 8 calciatori dilettanti coinvolti nella ricerca pubblicata sul Journal of Strenght and Conditioning Research hanno completato un totale di 9 corse della durata di 6′ ciascuna, a tre velocità prestabilite, in un ordine casuale sulle diverse superfici. Le caratteristiche di ogni superficie di corsa sono state valutate misurando l’assorbimento degli urti e la deformazione verticale standard, tramite uno specifico dispositivo denominato “atleta artificiale” ed utilizzato secondo il protocollo FIFA per la certificazione delle superfici di gioco.
Dall’indagine non sono emerse differenze significative tra i due campi da calcio in erba naturale e artificiale, ma una evidente differenza tra questi e la pista asfaltata la quale consentiva agli atleti di correre con il costo metabolico più basso. La sensazione segnalata dai giocatori di un più alto sforzo fisico durante le partite giocate su erba artificiale rispetto a erba naturale non sembra essere suffragata né da un maggior costo della corsa né da una superficie più dura. Altri studi sono necessari per capire l’origine delle differenti sensazioni riportate dai calciatori che giocano sulle due superfici.