Per competere nel nostro Paese bisogna ottenere l’idoneità agonistica e, anche se non si ha intenzione di gareggiare, è consigliabile una volta l’anno fare un check up medico. Per tutelare la salute degli sportivi sono previste visite mediche finalizzate alla certificazione dello stato di salute e all’abilità alla pratica sportiva agonistica e non, con criteri differenti per la specialità praticata ma linee di principio univoche e rigorose.
Lo studio del 2020 Il raggiungimento dell’85% della frequenza cardiaca prevista per l’età al test da sforzo è sufficiente per fare diagnosi di ischemia miocardica negli atleti? condotto dagli esperti del Centro Ricerche Mapei Sport con i colleghi della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico dell’Università di Tor Vergata e dell’IRCCS San Raffaele di Roma ha risposto negativamente a questo interrogativo.
Il direttore sanitario del centro varesino Claudio Pecci, che ha condotto la ricerca con Annalisa Bosio, Mauro Borchini, Bruno Donatucci, Matteo Montano e Ferdinando Iellamo, ci spiega perchè il cuore di uno sportivo debba essere messo alla prova più di quello di un coetaneo meno allenato. «L’80-85% della FC è un valore affidabile per le persone comuni, ma non è sufficiente per escludere problematiche cardiache negli atleti che potrebbero accusarne quando la frequenza raggiunge e supera il 90%. Come il resto dei muscoli del suo corpo, il cuore di uno sportivo è più allenato rispetto alla media, e può trarci in inganno se non lo vediamo in azione al massimo delle sue potenzialità, per questo nel nostro centro eseguiamo solo test da sforzo massimale, durante i quali chiediamo agli atleti di andare “a tutta” come si dice in gergo sportivo» spiega il dottor Pecci, che sottolinea quanto un controllo approfondito sia necessario ancor di più in questo periodo in cui l’infezione da Sars-COV-2 continua a circolare.
«Il covid, anche se contratto in forma asintomatica, può determinare compromissioni a livello del miocardio quindi chi sa di averlo contratto deve sottoporsi a un ecocardiogramma e a un test da sforzo massimale prima di tornare a praticare sport come raccomandato dalla Federazione Medico Sportiva Italiana. Prevenzione significa cogliere per tempo anomalie (cardiache, polmonari, renali) indotte dal virus, che possono essere asintomatiche ma evidenziarsi con lo sforzo. Per questo motivo chiunque svolga attività sportiva, ad ogni livello, è opportuno che dopo l’infezione svolga i dovuti accertamenti».